terça-feira, 10 de novembro de 2009

Credenti per convenienza

La scorsa settimana ho seguito, tramite internet, l'evoluzione del putiferio sorto successivamente ad una sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo sulla questione del crocifisso nelle aule scolastiche.

Sorvolo su quei cittadini che, dall'alto della propria cultura politica e civica, tuonavano nei forum contro questi trombati della politica che vanno a scaldare le poltrone (non comprendendo forse la differenza tra un organo elettivo, come il Parlamento Europeo, ed una Corte).
Sui media, una pletora di credenti dell'ultima ora si e'lanciata in dissertazioni su come questo simbolo sia punto unificante della nostra identita' nazionale, su quanto noi come italiani dobbiamo al cristianesimo (leggesi tra le righe Chiesa Cattolica) nella costituzione della nostra cultura e del nostro modo di essere. A parte l'ovvia e voluta confusione tra il simbolo di una religione e un'istituzione religiosa come la Chiesa Cattolica, che non ha il copyright del Cristianesimo, mi sono chiesto se davvero io come italiano, possa dovere qualcosa a questa religione come elemento fondante della mia identita'. Considerato l'atteggiamento ostile tenuto dallo Stato Pontificio verso i tentativi di unita' dell'Italia nel corso del XIX secolo, non e' forse il contrario? Se fosse dipeso da quello Stato, esisteremmo noi come cittadini di una nazione unitaria? O saremmo ancora divisi in minuscoli Paesi?
Oltre a cio', la cultura dei diritti universali, della liberta' di pensiero, della tolleranza alla base del nostro vivere civile non e' figlia del pensiero liberale e dell'Illuminismo, cui la Chiesa Cattolica si e' opposta con forza per secoli?
Ordunque, di cosa cianciano questi baciapile di convenienza?

Nno sarebbe piu' opportuno affiggere l'immagine del Presidente della Repubblica, o il tricolore, o il primo articolo della Costituzuione nelle aule scolastiche? Non sarebbero questi simboli di un'identita'nazionale a prescindere dal credo religioso o politico?

Avrei piacere di lasciare qui un link ai Dialoghi Platonici, quelli della trasmissione Decameron di D. Luttazzi. Non riesco a trovarli, mi riprometto di reperirli. Nel frattempo, chi ha voglia penso li possa reperire su youtube.

quinta-feira, 17 de setembro de 2009

Il gusto del posticcio

Ormai sono due anni abbondanti che vivo in questo Paese e devo dire di essere contento della vita che pian piano sto costruendo qui; temo che in Italia avrei avuto molte più difficoltà.

Lo ammetto, qui non è tutto rosa e fiori, ma a differenza di altri miei connazionali non me la sentirei di sputare sentenze, negative, su questa nazione, intesa come luoghi e persone. Non credo i britannici abbiano buon gusto (nel cibo, nel vestire, nell'arredamento) né che sappiano realmente divertirsi, visto che da venerdì pomeriggio a domenica lo sport più diffuso è bere alcolici. Tuttavia sono persone gentili, disponibili, dedicate al proprio lavoro, con un'etica ed un senso civico molto più sviluppato di quello degli italiani, in media. Il tempo qui è molto variabile, la pioggia è un evento che può sempre capitare, anche in una giornata radiosa; allo stesso tempo su Londra non incombre quella cappa di grigiore e fumo che appesta Torino in inverno o nelle afose giornate di luglio e se piove non è per più di un giorno di seguito, in genere.

Una cosa mi disturba molto, però, e mi ha toccato in particolare quando ho accompagnato Rosita e Marana, due amiche in visita, per Londra. E' il gusto per il posticcio, per i falsi edifici di pregio, per le ricostruzioni "in stile" di rioni o quartieri per fini puramente commerciali, al limite del disneyano, senza alcun reale interesse per la conservazione. Camminando sulla riva meridionale del Tamigi, in Londra, ci si può imbattere, all'interno dell'amalgama di edifici contemporanei senza anima e gusto, nel ricostruito Globe Theatre, il teatro dei tempi di Shakespeare, o nella conversione di un vecchio magazzino in un edificio per il commercio, dove poco si comprende della struttura e delle funzioni originarie. Oppure non è raro incontrare, in zone come Spitalfields o Brick Lane, vetrine di negozi o ristoranti in uno stile pseudo anni 50, tipo alcuni ambienti del film Le Fabuleaux Destin de Amelie Poulin, con le cornici in legno verniciate in tinte pastello, generalmente tendenti al grigio ed un'ambiente povero-chic, dove il povero sta nell'arredamento e lo chic nei prezzi.
Io mi chiedo. A che pro? Dal momento che poco o nulla è rimasto della città antica, sostituita da edifici via via più alti, in una gara fallica tra architetti in ansia da notorietà, a cosa serve ricostruire o alterare l'esistente in questa maniera? Dopo le brutture dei centri commerciali (la maggior parte direi) in cui le palme di plastica si mescolano alle finte pergole mediterranee ed alla rivisitazione di un'officina meccanica in un negozio di abbigliamento alla moda, tocca alle città?
E' questo che spetterà, prima o poi, anche alle nostre città d'arte, in Italia?

terça-feira, 1 de setembro de 2009

FOGLIETTONE

di Alessandro Robecchi

Silvio Bonaventura
Quanto girano i coglioni
a don Silvio Berlusconi
irritato dai giornali
chiama tutti i suoi sodali

Feltri, Minzo, Bonaiuti
Giulianone tra i più arguti,
hanno tutti un cervellone!
(Tutti, tranne Capezzone)

«Feltri, tu che sei gaglioffo
dài, sistemami quel Boffo!
Giulianone ti offro un pranzo
se sputtani quel D'Avanzo!»

«Normalmente la giustizia
mi procura l'itterizia,
ma stavolta - niente male -
mi rivolgo al Tribunale»

Dritto, magro, allampanato
ecco arriva l'avvocato.
Il suo nome ognun lo sa:
Eia Eia Mavalà

Dice: «Posso esser d'aiuto?»,
quello scheletro occhialuto.
«Attacchiamo i magistrati?
Parrucconi! Minorati!»

Ma lo ferma il presidente:
«Questa volta è differente.
Mi hanno messo sotto scacco?
E io passo al contrattacco»

Ore e ore di riunione
a cercar la soluzione:
tutti i modi e le maniere
per salvare il puttaniere

«Dopotutto che ho commesso?
Qualche cena e un po' di sesso!
Tanto i conti dei festini
li pagava Tarantini!»

«Ho mentito alla nazione?
perché tanta indignazione?
Ho intrapreso quel cammino
già dai tempi di Bettino!»

Lì, davanti ai suoi amici
pensa ai tempi suoi felici,
mentre ora - paradosso! -
stanno tutti a dargli addosso

Quante storie per Noemi!
Ma ci prendono per scemi?
Se nessuno ha fatto strali,
per le leggi personali!

La Gasparri, il Lodo Alfano
Tutti colpi da caimano!
E il Pd, per tradizione,
non ha fatto opposizione.

Poveretto, è proprio affranto,
nella voce mostra il pianto.
Non sconfitto dalle lotte:
ma da tre o quattro mignotte

Com'è triste quel marpione!
Quanta commiserazione.
Lo interrompe Mavalà:
presidente, senta qua!

Gran trovata da avvocato,
senta cosa ho elaborato
Frugano nelle mutande?
Quereliamo le domande!

Che incredibile trovata,
presto!, la carta bollata!
La Repubblica vedrà
un milione ci darà

Mentre scrivon la querela
un sorriso già trapela,
ma a metà di una frasetta
fa irruzione Gianni Letta:

«Disgraziato, deficiente!
Se lo prendo, quel fetente!»
Preoccupato Silvio fa:
«Calma, Letta, ma cos'ha!»

«Molti giorni ho lavorato
per avere il risultato.
Una piena assoluzione
per il tuo testosterone»

«Ma quel Feltri maledetto,
quello è un pessimo soggetto!
Oggi ha reso tutti vani
i miei sforzi vaticani!»

«Volgarmente, quale ardire
Ha attaccato l'Avvenire
L'indulgenza, vuoi vedere,
te la infili nel sedere!»

Silvio è triste e disperato
Pensa al grande elettorato:
il cattolico castiga
soprattutto per la figa!

Deficienti, ne ho abbastanza!
Guarda intorno nella stanza.
Ma tra grida, insulti e lutti
Se ne sono andati tutti

Resta solo, si deprime,
è la fine del regime.
Resta questa filastrocca
e la passione per la gnocca

Poi c'è pure una morale
pei lettori del giornale:
che soddisfazione magra,
Dongo è colpa del viagra

quarta-feira, 22 de julho de 2009

Abruzzo

Recentemente in uno dei forum cui ogni tanto partecipo, su internet, è stata aperta una discussione sull'Abruzzo e la ricostruzione dopo il terremoto.

La questione della ricostruzione è stato uno strumento cui gli esponenti del Governo, primo tra tutti il Presidente del Consiglio, hanno attinto a piene mani per farsi propaganda. Gli organi di informazione, per parte loro, rilanciano le note e le veline governative senza farsi molto scrupolo di verificare che siano corrispondenti alla realtà. Ecco che, quindi, secondo quanto scrive un "forumista" il 19 luglio erano già pronte delle case di nuova costruzione, inaugurate dal bravo Berlusconi e dal suo servizievole Bertolaso. Il tutto, in base al tizio di cui sopra, filmato da non so quale telegiornale della RAI.

Pur avendo poca esperienza nel settore delle costruzioni edili, gli anni passati a studiare ingegneria ed architettura mi hanno insegnato che un edificio non si erige in quattro/sei settimane, a meno che non si tratti di quei moduli prefabbricati che vengono utilizzati in via temporanea... difatti, leggendo i blog di alcuni abruzzesi ed i siti di alcuni organi di informazione indipendenti apprendo che sinora poco o nulla è stato fatto per consentire agli sfollati di avere presto un tetto sopra la testa, se non l'assegnazione dei lavori per l'edificazione di moduli provvisiori in legno. Peraltro non ancora pronti... Tralascio le polemiche sul mancato confronto di Bertolaso con i cittadini e gli enti locali.

Mi chiedo, dunque, con quale faccia certe persone, se vogliamo chiamarle così, sfruttano le disgrazie altrui per costruirsi un'immagine di politici competenti ed efficienti. Quale sia la dignità di chi disprezza il prossimo suo, offrendo il ridicolo spettacolo di un'informazione "ufficiale" che volutamente altera la realtà dei fatti. Per i cittadini di L'Aquila e dintorni è uno doppio schiaffo, la beffa dopo il danno.

terça-feira, 14 de julho de 2009

Katyn

Oggi mi sono iscritto alla catena di cinema Picturehouse, non molto diffusa sul territorio, soprattutto se confrontata con altre grandi reti. Ha il merito, perà, di offire spazio al cinema indipendente e a quello che, con un termine forse poco utilizzato al giorno d'oggi, può essere definito d'essay.

Ne ho approfittato per assistere ad un film al suo ultimo giorno di programmazione presso la sala di Southampton. Si chiama Katyn, è un film polacco che narra le vicende di una famiglia e di altri personaggi co-primari nel periodo che va dall'invasione tedesca della Polonia, nel settembre '39 al '45, con l'arrivo delle truppe sovietiche e la cacciata dei tedeschi. Il nome Katyn fa riferimento all'eccidio di circa diecimila ufficiali dell'esercito polacco ad opera dei sovietici (secondo quanto riferito dai tedeschi e la storiografia contemporanea), per eliminare un potenziale futuro nemico. I sovietici, per parte loro, affermarono si fosse trattato di un crimine commesso dalle truppe tedesche durante l'avanzata in territorio russo. E qui emerge il vuoto totale che noi (ex) studenti italiani abbiamo sulla storia della parte orientale del nostro continente, come del resto relativamente a tutto il resto del mondo extra-europeo ed extra USA. Sappiamo tutto sui peli del naso della gina Elisabetta I, su ogni singola battaglia della Guerra dei Cento Anni, sul numero di scarpe di Napoleone Bonaparte, ma veramente poco sul mondo oltre l'antica Cortina di Ferro...

Vivendo in Londra e, poi, in Southampton ho avuto modo di conoscere persone all'est europeo, soprattutto Lituani e Polacchi ed è interessante apprendere dell'esistenza di un regno di tipo federativo tra questi due popoli in epoca medioevale, o del tentativo di stato parlamentare tendenzialmente democratico nella Polonia del XVIII secolo...

Tornando al film, credo meriti essere visto sebbene, un po' per la sceneggiatura, un po' per la recitazione, scivoli troppo spesso nel melenso e nella retorica nazional-popolare cui anche noi, in Italia, siamo stati abituati da quelle mini-serie che prendono il nome di fiction. Personaggi abbastanza stereotipati e bidimensionali si trovano in situazioni abbastanza incredibili, che molto hanno della propaganda e poco della ricostruzioni storica. Un peccato.

segunda-feira, 29 de junho de 2009

Southampton

Today my second week in Southampton has started. The room I am renting is close to the waterfront and to the ferry pier, where sometimes I like going for a walk.

When I was a child and I spent summer holiday at the seaside, I really loved watching boats and ships in harbours, manouvring to approach to docks or to leave the ports. That's why I was excited when, a week ago I saw a container ship entering Southamton bay, pulled by two tugboats; I think I've never seen such a big ship... The following day, while walking down the footpath to the railway station I had an overview on the harbour, with the enormous ship from the previous day and a really big ocean liner.
Usually I try to figure what sailors might do, where they might come from and what their next goal could be...

Here are a few pictures I took while walkng along the seafront.




Isn't it amazing?

quarta-feira, 24 de junho de 2009

Southampton

Southampton è una città portuale sulla Manica, ad un centinaio di chilometri da Londra, verso sud ovest. Per motivi di lavoro mi sono trasferito qui, per i giorni feriali, mantenendo la base in Londra, dove Dan continua a vivere. Nuovamente, per motivi indipendenti dalle nostre volontà, ci troviamo a vivere distanti, sebbene sia facile per uno raggiungere l'altro in poco più di un'ora. Ad oltre tre anni dall'inizio del nostro rapporto, dopo due anni di emigrazione nel Regno Unito e quindici mesi di unione civile siamo ancora qui, trovando la nostra casa... mi pesa essere separato, sebbene la situazione attuale sia preferibile a quelle vissute in passato, di lontanza forzata e dalla durata ignota.

Sebbene abbia oltre duecentomila abitanti, mi ci è voluto poco per conoscere i luoghi basilari di Southampton: il centro, con la sua via commerciale, i suoi quattro "mall" ed i ruderi delle mura antiche; Ocean Village, frutto della gentrificazione di parte della vecchia area portuale, con ristoranti e locali "alla moda". Ci sono poi i tre grandi parchi urbani, uno a fianco dell'altro, il quartiere residenziale di Shirley, con la sua arteria commerciale ed infine un'enorme distesa di casette con giardino, intervallate dagli edifici dell'Università, da qualche supermercato e negozietto. Antonio, un mio coinquilino italiano, e Nadia, la mia padrona di casa russo-lituana, pare non apprezzino molto questa città, che non sembra offrire molto ai giovani in termini di svago. Spero si sbaglino, comunque avrò tempo per valutare e verificare.